9/27/2019

05 - The Brief

Vi ricordate le solite tre domande “Chi siamo? Dove andiamo? Ma soprattutto da dove veniamo?”
Ecco, per ogni nuovo progetto il Brief dovrebbe essere il punto di partenza in cui le tre domande trovano una loro risposta. Questo primo documento dovrebbe delineare il contesto principale in cui bisognerà agire, dovrebbe indicare dei riferimenti di mercato con cui ci si dovrà poi misurare, ma sopratutto dovrebbe definire in maniera chiara gli obiettivi da raggiungere (price point, tecnologie e materiali da utilizzare, segmento di mercato...).

Un Brief ben strutturato dovrebbe lasciare il giusto grado di libertà ai designers per permettere all’imprevedibilità ed alla creatività di spaziare, ma allo stesso tempo dovrebbe presentare il giusto numero di vincoli entro cui restare per mantenere un contatto con la realtà.
Un Brief troppo astratto e non definito rischia di lasciare i designer in balia della nebbia impossibilitati a centrare l’obiettivo, al contrario troppi paletti non lasceranno spazio ad altro che un’innovazione incrementale mediocre.
Creare un buon Brief è un’arte. La sensibilità e lungimiranza di capire quanti e quali vincoli mettere al progetto è ciò che può portare un’impresa dalla mediocrità al successo.

Purtroppo oggi, quando c’è un brief (e non sempre c’è) spesso si riduce a due vaghe righe descrittive inviate via mail.
A livello strategico, quando la collaborazione e condivisione fra impresa e designer comincia sin dalla definizione del Brief, le possibilità di ottenere idee dirompenti e di successo saranno decisamente maggiori. Questo è il concetto che sta alla base della teoria di MrSmith sul “Design as an input”, come avete potuto leggere nel quarto numero di Lens.

Fateci caso, le aziende che più di tutte hanno innovato con il design sono state quelle capaci di creare un profondo legame con i designer.

Marco Mascetti

Do you remember the 3 questions “Who are we? Where are we going? But above all, where do we come from?"
For each new project the Brief should be the starting point in which these three questions find their answers. This first document should outline the main actions’ framework, it should give benchmarks references for comparison, but above all it should clearly define objectives to be reached (price point, technologies and materials to be used, segment of market...).

A well-constructured Brief should leave designers the right degree of freedom to allow unpredictability and creativity to space, but at the same time it should present the right number of costraints in order to keep contact with reality.
A Brief that is too abstract and undefined risks leaving the designers wandering in the fog not able to aim correctly, on the contrary too many constraints will leave no room for anything other than a mediocre incremental innovation.
Creating a good brief is an art. The sensitivity and foresight to understand how many and which restrictions to put on the project is what can lead an enterprise from mediocrity to success.

Unfortunately today, if there even is a Brief, it is often delivered as two vague descriptive lines sent by e-mail.
At a strategic level, when collaboration and sharing between company and designer begins from the definition of the Brief, chances of achieving disruptive and successful ideas will be decidedly greater. This is the concept behind MrSmith’s theory of “Design as an input”, as you read in the fourth issue of Lens.

Think about it, the companies which have mostly innovated with design, are those able to create a deep bond with designers.

Marco Mascetti